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Per poter arrivare nelle nostre case l’acqua, dopo essere stata trattata per diventare potabile e priva di sostanze inquinanti, passa da una rete di distribuzione, fatta di allacci e tubazioni che le permettono di venire consegnata a utenze diverse.

Ma come funziona di preciso la distribuzione dell’acqua? E come fare se ci sono delle perdite? Continua a leggere per avere tutte le informazioni necessarie!

L’acqua, prelevata dalle fonti (sorgenti, pozzi o captazioni superficiali), dopo essere stata sottoposta al trattamento necessario a renderla potabile attraverso la semplice disinfezione o trattamenti più spinti in impianti di potabilizzazione, viene immessa nel sistema di distribuzione.

Tipicamente, l’elemento attraverso il quale l’acqua viene introdotta è il serbatoio. La rete di distribuzione è costituita da una complessa maglia di tubazioni, di svariati materiali e diametri, attraverso la quale arriva in prossimità delle nostre abitazioni.

Dalla rete di distribuzione si diramano poi gli allacci, la cosiddetta rete secondaria, tubazioni attraverso le quali l’acqua viene consegnata a ciascuna utenza.

Il punto terminale dellallaccio è il contatore, strumento che permette di misurare la quantità d’acqua consumata da ciascuna utenza.

In estrema sintesi, dunque, la rete di distribuzione della risorsa idrica inizia dall’uscita dal serbatoio, dove l’acqua delle fonti viene raccolta, e termina ai singoli contatori. Proprio lì, al contatore, termina anche la competenza del Gestore ed inizia quella del privato.

Entrando nel dettaglio della rete idrica di distribuzione, i materiali comunemente utilizzati sono polietilene, PVC, acciaio e ghisa.

Distribuzione dell’acqua e perdite: esiste un nesso?

Quando si parla di rete idrica, il primo comune pensiero è senza dubbio quello relativo alle perdite, fenomeno inevitabile dovuto all’usura e al passare del tempo, che richiede tuttavia un grande impegno da parte dei Gestori del Servizio Idrico per salvaguardare la risorsa, evitare sprechi e rispettare quindi l’ambiente.

“Le perdite possono essere visibili e, quindi, di facile individuazione od occulte.”

I Gestori investono tempo e risorse nella salvaguardia dell’acqua, un passaggio precedente rispetto alla ricerca delle perdite, e anche Nuove Acque non si sottrae a questo compito.

Il primo impegno che si assume un Gestore è quello di evitare di mettere sotto stress la rete idrica, e si attua attraverso una strategia di ottimizzazione e calibrazione della pressione in rete. Questo passaggio consente di preservare le tubazioni, riducendo l’incidenza di guasti e rotture, che comportano necessariamente delle perdite.

Salvaguardia e manutenzione: i 2 cardini di una corretta distribuzione dell’acqua

Manutenzione distribuzione acqua

Parallelamente alla politica di salvaguardia delle condotte, viene anche messo in atto un piano di rinnovo e sostituzione della rete, che si concentra laddove le tubazioni siano più vecchie e usurate, o il tasso di riparazione superi una soglia limite. Questo, sul piano della quantità.

Ma considerando che le tubazioni vengono utilizzate per trasferire l’acqua potabile, il Gestore deve garantire anche elevati standard di qualità fino all’utenza.

È per questo che vengono attuati controlli direttamente in punti rappresentativi della rete idrica, partendo dal serbatoio fino al punto di consegna, cioè il contatore.

Vale la pena, giunti a questo punto, illustrare l’importanza di una corretta gestione anche del contatore, fase in cui l’utente stesso può dare il proprio contributo.

Il primo suggerimento è quello di verificare periodicamente che non ci siano perdite interne all’impianto privato. Per farlo, è sufficiente controllare che il contatore non giri quando i rubinetti sono tutti chiusi.

Un altro contributo alla preservazione del contatore può essere quello di proteggerlo in caso di gelo, per evitare che si blocchi.

Ecco che con un corretto gioco di squadra tutto può funzionare meglio e più a lungo!

Il tuo gestore è Nuove Acque?

Per intervenire puntualmente e rapidamente, Nuove Acque – in talune zone del territorio servito – ha diviso la rete in distretti, ovvero micro aree più facilmente gestibili.

Ci viene in aiuto l’esempio della distrettualizzazione della città di Arezzo, attuata già dal 2011: 300 km totali di tubazioni suddivise in 80 distretti, ciascuno dei quali conta circa 5 km.

Un modello che, attraverso il telecontrollo, permette di misurare in tempo reale la portata di risorsa distribuita e quindi di poter individuare tempestivamente le porzioni che presentino anomalie nei consumi e, quindi, delle perdite.

Rispetto a quanto descritto finora, la tecnologia è di grande aiuto, ma in questo complesso meccanismo di salvaguardia della risorsa idrica entrano in gioco anche le competenze e le professionalità degli operatori che devono individuare in modo puntuale le perdite occulte - quelle per intendersi che non fuoriescono sul manto stradale - e ovviamente ripararle.